Roccascalegna è un affascinante comune situato nella provincia di Chieti. È conosciuto per il pittoresco castello medievale, una rocca che situata su un promontorio roccioso domina la valle circostante. La città è ricca di storia e risale al XII secolo. questo luogo offre bellissimi panorami, stradine strette e antichi edifici in pietra.
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Dal cuore del paese..
una ripida e contorta gradinata atta al passaggio di animali da soma, ricavata mediante terrazzamenti inclinati, porta all’ingresso della rocca.
La Rocca con molta probabilità venne edificata dai Longobardi che, a partire dal 600 dopo Cristo, scendendo dal nord italia, occuparono stabilmente queste zone.
E’ arroccato su un imponente masso arenario e, da uno strapiombo verticale di circa 100 metri, domina le colline circostanti, offrendo una visuale molto ampia sulle colline a sud est della Maiella comprese tra i corsi dei fiumi Sangro e Aventino.
Verosimilmente il torrione primigenio della rocca, quello dal quale prende il via la realizzazione di tutto il complesso, si ergeva nel luogo dove oggi possiamo ammirare la torre d’avvistamento, la torre più alta che sovrasta tutti gli ambienti del castello. Questa torre ricostruita nel 1300 su tre piani, è l’unica quadrata ed è l’unica a conservare il soffitto originale.
Il Castello, dopo secoli di abbandono, nonostante alcuni periodi di utilizzo dalle truppe italiane nel contrasto al brigantaggio, torna a nuova vita quando nel 1985 gli ultimi proprietari ne fecero dono al Comune.
Lungo la strada che porta al castello, si trova la chiesa dedicata a San Pietro. Molto probabilmente la chiesa risale al periodo medioevale anche se si ha evidenza documentale di quest’opera solo nel 1568. L’interno di San Pietro ha volte molto basse e presenta tre navate barocche, con un’abside semicircolare leggermente ruotata rispetto all’asse principale.
Audiocitta vi da il benvenuti a Roccascalegna e, se lo vorrete, vi accompagnerà alla scoperta di questo posto meraviglioso con l'”audioguida Roccascalegna”.
Audioguida Roccascalegna
Foto di Federico Didio